Nella lettera enciclica “FRATELLI TUTTI” del Santo Padre Francesco sulla fraternità e
l’amicizia sociale al numero 223 si legge:
“San Paolo menzionava un frutto dello Spirito Santo con la parola greca chrestotes
(Gal 5,22), che esprime uno stato d’animo non aspro, rude, duro, ma benigno, soave,
che sostiene e conforta. La persona che possiede questa qualità aiuta gli altri affinché
la loro esistenza sia più sopportabile, soprattutto quando portano il peso dei loro
problemi, delle urgenze e delle angosce. È un modo di trattare gli altri che si manifesta
in diverse forme: come gentilezza nel tratto, come attenzione a non ferire con le
parole o i gesti, come tentativo di alleviare il peso degli altri. Comprende il «dire
parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che
stimolano», invece di «parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che
disprezzano»”.
L’Azione Cattolica della diocesi di Ancona-Osimo auspica che dalla bocca di persone di
chiesa escano sempre parole di accoglienza e di misericordia. Parole che sappiano
cucire gli strappi e le sofferenze delle persone dei giorni nostri, così tremendamente
difficili ma anche incredibilmente affascinanti.
Proprio per questo l’Azione Cattolica della diocesi di Ancona-Osimo è sgomenta per le
parole pronunciate lo scorso 27 ottobre da un sacerdote durante un’omelia in una
parrocchia di Macerata.
Vogliamo cogliere questa occasione non per attaccare a testa bassa, ma per riflettere
su alcuni aspetti, senza fare necessariamente la classifica dei peccati.
Quello che ci interessa innanzitutto è uno stile di vicinanza alle persone che soffrono o
che sono in difficoltà. Come appunto ci ricorda Papa Francesco nella già citata
enciclica.
Non possiamo tacere sulla pedofilia. La pedofilia è un atto ripugnante che ci disgusta,
ancora di più se, come purtroppo a volte è capitato e purtroppo capita anche ai giorni
nostri, è compiuto da persone di chiesa, che dovrebbero essere maestri di servizio e
non carnefici di vittime innocenti.
Non possiamo tacere sull’aborto. Noi crediamo fermamente che sia una scelta contro
la vita, ma dobbiamo domandarci se non siamo proprio noi che, forse troppo spesso,
lasciamo esercitare questa scelta in completa solitudine alle donne che si trovano a
vivere situazioni difficili.
Ci scandalizza anche una certa visione della famiglia e delle relazioni uomo-donna.
Nella Genesi al capitolo 1, versetto 27 c’è scritto: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a
immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”. In queste parole si respira
un’aria di assoluta pari dignità che Dio dona ad entrambe le sue creature.
Il compito di noi cristiani di Azione Cattolica non deve essere quello di additare ma
essere maestri di vicinanza, di compassione, nel senso latino del termine, cum patior –
soffro con, sto vicino a.
C’è un mondo che ha bisogno di una parola di speranza e noi dobbiamo essere in
grado di saperla pronunciare.

 

Per il Consiglio Diocesano

Giuseppe Rizzi
(Presidente Diocesano)